giovedì 15 gennaio 2015

intervista Uomini Di Peso

giovedì 15 gennaio 2015

Intervista con: Marco il Wedding che trasforma i sogni in realtà



1. Svolgi un lavoro che negli ultimi anni ha preso piede ed ora siete in molti a svolgere questa professione, tu da quanti anni svolgi questo lavoro e cosa ti ha spinto ad appassionarti così tanto?
Da un passato di cucina, organizzazione di strutture di ristorazione e dopo aver dedicato anima e corpo al cibo alla ricezione e alla cortesia per gli ospiti e commensali mancava qualche ancora cosa. Ho fatto corsi di allestimento e affinamento, corsi di organizzazione di eventi a Nizza dove ho vissuto un breve periodo ed dove ho iniziato il mio attuale lavoro. Insomma in tempi non sospetti prima dell'era wedding nessuno sapeva cosa fosse un wedding o un organizzatore di eventi. Si iniziavano a muovere i primi passi fino in questo mondo dove poi arrivò il boom della professione, oggi molto abusata, bistrattata, un pochino troppo di consumo dove si rischia di creare un falso mito di questo lavoro che non è un lavoro facile. È un lavoro che ti assorbe tantissimo, spesso ti porta lontano dagli affetti e da casa è un lavoro di sacrificio che all'inizio non porta granché di redditizio. Quello che mi ha spinto a fare il wedding planner e poi la mia attuale evoluzione in stilista di eventi, è la voglia di creare, di dare armonia e concretizzare nella realtà i sogni, i sogni di ogni ragazza e perché no anche ragazzi (omosessuali). Per me creare un evento vuol dire trasformare un sogno in realtà e io cerco di essere un buon artigiano di sogni. 



2. ti occupi solamente dell'organizzazione di soli matrimoni o anche di eventi particolari?
Mi occupo a 360 gradi di Eventi per lo più di Matrimoni, battesimi, cresime per quello che riguarda la parte cattolica. Mi occupo anche di matrimoni non cattolici, oltre che l'organizzazione di fiere, eventi in discoteca e collaboro con ristoranti, negozi e locali. Insomma ogni sogno con me deve diventare realtà.


3. come contorno a questa splendida mansione, svolgi anche corsi d'insegnamento? Quali sono quelli più gettonati?
Oltre all'organizzazione di eventi organizzo corsi di arte floreale, allestimento e confezionamento, corsi internazionali di wedding planner in associazione con AWP Milano. Da poco svolgo anche corsi di Bon Chic che tocca diversi campi come il bon ton e lo stile
personale.





4. hai mai avuto come clienti personaggi dello spettacolo e/o televisivi? se la risposta è si raccontaci qualche bell'aneddoto
Ho molti amici nel mondo dello spettacolo tv e arte, di cui non posso fare nomi, e come testimonianza ho le foto delle feste della Contessa o di parenti di Politici italiani , Artisti internazionali la riservatezza in primis ma la cosa divertente è il mio motto la prima volta che collaboravo ad un evento di personaggi noti una mia amica Artemisia mi disse : ''ricordati bambino regnanti, signori , conti, Papi e ré sul bidet, tutti uguali a me! ''


5. passiamo al discorso dedicato al peso; nel corso della tua vita, sociale e lavorativa, il peso ha influito sulla tua evoluzione?cosa ne pensi della discriminazione ponderale ma non solo, fai un discorso più generale in merito alla discriminazione.
Nel corso della vita, sin da piccolo non è stato facile affrontare una vita da obeso, la discriminazione è più forte in alcune realtà e non solo in quelle della moda e dello spettacolo ma anche nel sociale e nella vita di tutti i giorni. Dalla commesse che acidamente di guarda mentre cerchi abiti, non necessariamente per la tua persona. Questo per me è senso di discriminazione giornaliera, la commessa, il bimbo che grida mamma guarda un ciccione e tu vorresti spiegare alla madre non molto sveglia e caparbia, che un uomo, una donna con un peso non comune, non sono alieni mostri o fenomeni da baraccone, ma è il designer che ha disegnato l'abito che indossa, il commercialista, il medico che forse salverà la sua vita.
Talvolta il peso è un peso per l'anima otre che per il proprio spirito ma il peso non è solo l'adipe da cibo ma anche disfunzioni patologie ecc, come in tutte le cose bisogna usare il cervello, il buon senso e la buona creanza. Tutti abbiamo un peso ma con il cuore l'anima e lo spirito e la ragione per creare un mondo di Uomini di Peso di altissimo peso morale.


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domenica 19 gennaio 2014

La cerimonia del matrimonio nella Antica Grecia





Nella Grecia antica, il matrimonio avveniva solo dopo l'istituzione fra il padre della sposa (o colui che ne aveva la potestà) e lo sposo di un contratto (εγγυησις), con il quale la sposa veniva promessa al suo futuro marito. Tuttavia tale contratto non stabiliva di per sé la convalida del matrimonio, poiché esso era considerato valido solo se, a seguito della consegna della promessa sposa al futuro sposo, i due davano inizio alla convivenza; qualora ciò non avvenisse, il matrimonio non sussisteva. Viceversa, se una coppia intraprendeva la convivenza senza aver prima istituito l'εγγυησις, l'unione era considerata illegittima. La continuata coabitazione dei coniugi era, nell'antica Grecia, l'elemento essenziale per stabilire la sussistenza di un matrimonio; qualora infatti la convivenza fra gli sposi fosse interrotta, il matrimonio stesso era considerato sciolto. In tre casi la convivenza poteva essere interrotta:
Se la moglie abbandonava il marito e non aveva più intenzione di tornare a vivere con lui.
Se il marito rimandava la propria moglie a casa sua, dai propri genitori.
Se il padre della moglie, o chi ne avesse l'autorità, avesse imposto alla moglie di separarsi dal proprio marito (tale interferenza era permessa solo secondo certi termini di legge).
In Grecia, l'uso di festeggiare fastosamente le nozze, oltre a essere una tradizione, era anche essenziale per attestare il consenso paterno al matrimonio della propria figlia, poiché lasciava presupporre che, prima dell'unione, vi era stato l'εγγυησις. Infatti, né ad Atene né nelle altre città greche vi erano uffici di stato civili che potessero certificare l'avvenuta istituzione dell'εγγυησις. In virtù di questa ragione, nel caso in cui il matrimonio non fosse stato sufficientemente reso noto, sarebbe potuto accadere che qualcuno ne mettesse in dubbio la legittimità.
Per Esiodo, il giorno più propizio per sposarsi era il quarto del mese; il mese in cui venivano celebrati la maggior parte dei matrimoni era gennaio, tant'è che ad Atene esso era chiamato mese delle nozze. Fra i rituali matrimoniali largamente in uso, seppure non propriamente obbligatori per la validità del matrimonio, c'erano: l'usanza dei padri di ciascun coniuge di notificare il matrimonio alla propria fratria; un bagno purificatore, fatto da entrambi gli sposi, in una fonte sacra (il Calliroe ad Atene, l'Ismeno a Tebe); il padre della sposa compiva dei sacrifici propiziatori alle due divinità maggiori, mentre la sposa bruciava la bile dell'animale sacrificato (ciò indicava la necessità di un matrimonio privo d'ira). Il giorno delle nozze si teneva un banchetto sia a casa dello sposo che a casa della sposa; successivamente, avveniva l'incontro fra gli sposi nella casa di lei. La sera, il marito conduceva a casa propria la sposa, mentre si formava un corteo condotto da un carro nuziale, trainato da muli e buoi; sul carro sedevano la sposa, affiancata dallo sposo e dal parente più stretto. Qualora però per lo sposo il matrimonio non fosse stato il primo, sedeva accanto alla sposa un suo rappresentante. Una volta arrivati a casa, la madre della sposa accompagnava la figlia nella camera da letto, dove poi la lasciava col proprio marito.




L'evento matrimoniale obbediva a particolari regole e rituali che non potevano in alcun modo essere disattesi. Il matrimonio in Grecia rappresentava l'attuazione di un triplice dovere nei confronti: · · · degli Dei, che dall'unione matrimoniale avrebbero tratto la garanzia di una moltitudine di fedeli disposti a venerarli; dello Stato, che poteva contare su numerosi cittadini pronti a difenderlo; della propria stirpe, della quale attraverso le nascite, ne assicurava la conservazione. Difficilmente, però, le nozze avvenivano tra persone che si erano liberamente scelte per reciproca attrazione sentimentale, ma erano anzi, di solito, frutto delle decisioni dei genitori adottate in base a criteri del tutto scevri da quello dell'amore (dote, interessi familiari ecc. ... ) Risultava, infatti, oltremodo difficile per i giovani riuscire ad intrattenere rapporti che potessero far sorgere solidi legami sentimentali in una società in cui la donna conduceva una vita ritirata tra le mura domestiche. Lo sposalizio era preceduto da una promessa solenne fatta normalmente dal padre o da chi ne facesse le veci, con la quale si stabiliva l'ammontare della dote che non diventava di proprietà del marito cui, invece, spettava il solo usufrutto. Il periodo ritenuto più opportuno per lo svolgimento delle nozze era la stagione invernale e, precisamente, quello corrispondente al nostro mese di gennaio che, in Grecia si identificava con Gamelione (da gàmos, cioè nozze). Il giorno delle nozze lo sposo e la sposa facevano il bagno in acqua attinta presso particolari fonti sacre, diverse a seconda del luogo di svolgimento del matrimonio. Dopo tale solenne cerimonia, seguiva un banchetto in casa della sposa in cui, però, le donne sedevano separate dagli uomini. Terminato il banchetto, sul far della sera, la sposa veniva condotta alla presenza dello sposo (entrambi cinti di corone di fiori e profumati con unguenti) per prendere posto su di un carro accanto a lui e ad un parente prossimo. Un gran numero di portatori di fiaccole precedeva e seguiva gli sposi. Il corteo tra inni, acclamazioni e canti dedicati agli Dei, accompagnato dal suono di flauti e cetre, si recava presso la casa dello sposo dove venivano offerte, in segno di buon augurio, diverse focacce di sesamo. La sposa quindi, sempre avvolta nel velo, veniva condotta nella camera da letto. Le donne greche, di ogni età, quelle rare volte in cui uscivano di casa, avevano il capo velato. Oltre a proteggere dalla polvere, il velo salvaguardava infatti la reputazione di chi lo indossava; esso era, cioè, segno di riservatezza, virtù che ogni donna perbene non poteva non possedere. Il velo, dunque, non era prerogativa esclusiva dell'abbigliamento della sposa, eppure giocava un ruolo di una certa rilevanza all'interno del rituale di nozze. Uno dei momenti del rito, infatti, ha il nome di anakalyptérion, lo svelamento. Ferecide di Siro, poeta vissuto nel IV sec. avanti Cristo, Racconta che, all'inizio dei tempi, il dio supremo Zeus si unì in matrimonio con Kthonia, la terra profonda. La festa di nozze durò tre giorni, al termine dei quali il dio, di fronte alla sua sposa, le sollevò il velo, sottile tessuto ricamato che egli stesso le aveva donato, e le rivolse queste parole: «Salute a te, vieni con me!». Per questo, aggiunge il poeta, «gli dei e gli uomini della terra conservano l'uso dell'anakalyptérion». E in effetti, lo svelamento fa parte del rituale diffuso in tutto il territorio greco, mentre non viene confermato da altre fonti che lo sposo pronunci contemporaneamente proprio la formula riportata da Ferecide. La sposa (nymphe) veniva velata nella casa paterna dalla nymphéutria, una donna dell'entourage della famiglia d'origine, preposta ad affiancare la giovane nel corso dell'intera cerimonia. In questa fase del rito, il velo sembra avere, come accade in altre culture, un valore apotropaico, proprio perché è il momento in cui la sposa si trova maggiormente esposta. O subito prima del corteo nuziale, oppure già nella casa del marito - non sappiamo con certezza ha luogo l'anakalyptérion. A svelare la giovane é, comunque, lo sposo, davanti a testimoni. Le fonti letterarie antiche suggeriscono che il suo significato sia quello di accogliere e insieme prendere possesso. In particolare, l'atto di sollevare il velo sancirebbe il possesso sul corpo della donna, attraverso la rappresentazione rituale, e perciò pubblica, di quanto poco più tardi avverrà nell'intimità del talamo. Dopo le nozze, di norma il giorno successivo, la sposa, non più velata, riceveva i doni dal marito, dai parenti e dagli amici.



L'amore nell'antica Grecia
Nella Grecia la donna vive tutta la vita sottoposta all'autorità di un padrone che normalmente é prima il padre e poi il marito: la donna libera non differisce dagli schiavi per quanto riguarda i diritti politici e giuridici. La sfera di influenza di cui gode é esclusivamente la casa: la donna sposata che gode della fiducia dello sposo governa la casa con autorità e per gli schiavi essa é la padrona. Ma ella é priva di diritti, dipende completamente dal marito, e la fiducia di cui gode può essere revocata in qualsiasi momento.
Caso a sé é Sparta, dove, per la preoccupazione di migliorare i geni dei futuri guerrieri, si incoraggiava l'educazione fisica delle ragazze al pari di quella dei ragazzi, per cui si potevano vedere giovani Lacedemoni con vesti corte e cosce nude. Comunque anche se le giovani Spartane erano agili e muscolose, la possibilità di una educazione intellettuale mancava a loro come alle ragazze di Atene. Venivano loro date solo poche nozioni pratiche sui lavori domestici più qualche elemento di lettura, di calcolo, talvolta di musica e di danza (famosi sono i cori di giovinette a Sparta). Queste gravi lacune nell'educazione delle ragazze spiegava la mancanza di comunione intellettuale tra moglie e marito, che era generalmente ben istruito.
A Sparta almeno giovani e ragazze si conoscevano di vista prima del matrimonio ed erano addirittura al corrente della loro autonomia, mentre ad Atene i futuri sposi potevano non essersi mai visti. In questa concezione di matrimonio le considerazioni economiche dominano ancora le idee morali. Nell'Atene classica, infatti, il padre cede la figlia al futuro sposo con un atto legale, confermato e accompagnato dall'assegnazione della dote, che garantisce la legittimità dell'unione e dei figli che ne saranno frutto. Si riteneva che, per contrarre un matrimonio conveniente, l'uomo dovesse sposare una ragazza del suo stesso ambiente, né inferiore né superiore: ciò a cui si dava risalto era la prosperità materiale della famiglia e, ovviamente, la fecondità della donna.
Stando così le cose é difficile immaginare che tra gli sposi ateniesi dell'età classica ci fosse una reale comunanza di spirito e di sentimenti, un affetto coniugale, ed erano scarsi lo scambio intellettuale e il vero amore tra gli sposi: le mogli legittime erano considerate unicamente come madri di famiglia e guardiane del focolare.

Il matrimonio
Il matrimonio rappresenta l'evento culminante della vita del tìaso; é infatti il principale obiettivo a cui le ragazze si sono preparate grazie all' educazione di Saffo. La cerimonia nuziale aveva luogo di sera, quando apparivano le prime stelle e durante la processione che accompagnava la sposa nella casa del novello sposo veniva cantato un inno nuziale, un imenéo e fino al mattino successivo venivano poi eseguiti altri canti. L'apparizione della stella della sera rappresenta l'inizio della cerimonia e uno dei temi ricorrenti é proprio l'invocazione a Espero: "Espero, tutto riporti quanto disperse la lucente Aurora: riporti la pecora, riporti la capra, ma non riporti la figlia alla madre."
Un esempio di cattiva salute del matrimonio ci viene dal libro XIV dell'Iliade intitolato Dios Apàte (inganno a Zeus). La dea, per distogliere dalla battaglia il marito e permettere così la vittoria greca lo seduce servendosi di tutte le armi di seduzione femminile e utilizzando una cintura magica, ottenuta anche qui con l'inganno da Afrodite. Era cerca di alimentare il desiderio di Zeus con gli strumenti propri della seduzione, ma il suo vero intimo desiderio é ostile a Zeus: nonostante nel culto essi siano congiuntamente i patroni del matrimonio, nel mito sono spesso in discordia e lottano tra loro per il predominio. Era non é una docile casalinga né una sposa innamorata e Zeus intrattiene legami sentimentali con altre donne. Tutti questi elementi forniscono un'importante testimonianza della situazione piuttosto critica dell'Eros nelle relazioni coniugali già al tempo di Omero.

Le occasioni amorose dell'uomo greco in età classica
"Abbiamo le etere per il piacere, le concubine per la soddisfazione quotidiana del corpo, le mogli per darci figli legittimi e per avere una custodia fedele della casa". così l'orazione pseudodemostenica Contro Neera, 122, definisce la varia configurazione dei rapporti erotici dell'Atene dell'età classica. Al vertice della considerazione sociale stava la sposa, con la quale l'uomo aveva contratto matrimonio. Lo scopo del matrimonio era la procreazione di figli legittimi, che potessero ereditare e mantenere il patrimonio di famiglia. Il marito poteva nutrire grande rispetto per la sposa in quanto madre dei suoi figli e organizzatrice dell'oìkos, la casa di famiglia, ma raramente nutriva un autentico sentimento di amore per una donna che non aveva scelto di persona e che poteva non avere mai visto prima del matrimonio.

La condizione della donna
In Atene la donna non gode di diritti politici né giuridici. La città é principalmente un mondo di uomini, e la vita del maschio adulto é suddivisa tra le due attività della guerra e della politica. In questa civiltà maschilista, la donna tuttavia é indispensabile per la procreazione di figli legittimi che assicurino la trasmissione dei beni di famiglia e la continuità della polis. Essa pertanto seppur in una condizione di minorità trova il suo ambiente ideale all'interno delle pareti domestiche, ove sovrintende da padrona alle faccende svolte dalla servitù, tanto più che il marito passa il suo tempo fuori anche per più giorni, intento nei lavori agricoli o nella partecipazione alla vita politica e giudiziaria. Rare parentesi di vita fuori casa sono per la donna le occasioni connesse con il culto.
Per la vita della donna libera ateniese, dunque, il matrimonio é l'evento più importante, quello che ne fissa definitivamente il ruolo civile, a meno che non intervenga una separazione o un ripudio. Nel primo caso la donna fa ritorno alla tutela della propria famiglia, nel secondo, qualora il ripudio sia dovuto all'adulterio, la donna é rovinata perché perde l'unico diritto civile che le é riconosciuto, quello di partecipare alle cerimonie pubbliche a lei riservate, rappresentando la famiglia con dignità matronale. Il matrimonio non ha una precisa istituzionalità giuridica, in quanto condivide gli aspetti di consuetudine che sono propri di tutto il diritto greco.
Essa si formalizza all'atto della eggùe, pegno o garanzia, cioé di un impegno verbale privato, assunto da due famiglie in presenza di testimoni, madiante il quale il padre consegna la ragazza allo sposo. La giovane diventa una sposa legittima dal giorno in cui inizia la coabitazione: questa può seguire immediatamente, ma può anche essere rinviata. E' significativo il caso della sorella di Demostene, che il padre aveva legato con una promessa di matrimonio poco prima di morire, quando la figlia aveva solo cinque anni. Si tratta di un caso estremo, ma utile a capire che il matrimonio era un contratto legato alla successione dei beni di famiglia, certo non era il frutto della libera scelta di due giovani.
Questa particolare fisionomia patrimoniale ne determinava la forza e, nel contempo, la debolezza: se si evitava un divorzio perché avrebbe comportato la rescissione del contratto patrimoniale e la restituzione della dote, il matrimonio, così concepito, doveva prevedere poca intimità e poco vero amore tra i coniugi. Ciò comportava necessariamente un deterioramento dei rapporti uomo-donna, che diede vita anche in campo letterario a una vasta produzione misogina.

I rapporti extraconiugali
Al matrimonio non mancavano altre occasioni per soddisfare tanto i suoi impulsi erotici quanto il bisogno d'affetto o di rapporti intellettuali. Sebbene nell'età classica fosse di regola la monogamia, talora entro le pareti domestiche poteva essere tollerata ed era legalmente tutelata la presenza di una concubina, pallakè. Questa costituiva in pratica un doppione della moglie legittima, dalla quale si differenziava principalmente perché la sua presenza non era garantita da alcun impegno formale, e pertanto poteva essere congedata quando il padrone lo riteneva.
D'altra parte si può ritenere che l'uomo greco, che teneva in casa una concubina, nutrisse per lei un rapporto affettivo o, quanto meno, sentisse una attrattiva materiale molto più intensi a confronto della moglie.
Figura completamente diversa è quella dell'etera. Il termine hetaìra, propriamente amica, compagna, viene spesso tradotto in italiano con cortigiana, ma è ben distinto dalla pòrne, la prostituta dietro compenso. L'etera solitamente una straniera o una schiava, è la figura di donna veramente libera: si mostra in pubblico, partecipa a banchetti con uomini, è spesso colta, esperta nella danza e nella musica e con queste arti intrattiene i commensali suonando il flauto o danzando. Se la bellezza e l'intelligenza dell'etera in assoluto più famosa, la milesia Aspasia per la quale Pericle aveva ripudiato la moglie legittima, sarà stata eccezionale, si può tuttavia ritenere che il fascino di queste donne derivasse in gran parte dalla loro bellezza e raffinatezza, forse più che dalla soddisfazione sessuale che potevano offrire, e che mostrarsi in pubblico con un'etera di gran classe fosse per l'uomo che poteva permettersi di mantenerla un simbolo di successo.
Più rischiosa la pratica dell'adulterio, che era considerato reato e disciplinato da una legge a noi nota attraverso l'orazione demostenica Contro Aristocrate 53: "Qualora uno uccida un uomo suo malgrado nei giochi o abbattendolo per strada o in guerra senza conoscerlo, o per averlo sorpreso presso la moglie o la madre o la sorella o la figlia o la concubina che mantenga per procreare figli legittimi, l'uccisore non sia soggetto ad accusa". L'impunità riconosciuta all'uccisore dell'adultero non è da attribuire, come si potesse pensare, a una sorta di giustificazione per causa d'onore o a una considerazione psicologica dello stato d'animo dell'uccisore. L'uccisione dell'adultero è infatti assimilata ad altre tre circostanze di reato non omogenee, la terza delle quali, l'uccisione del brigante, prevede il caso della legittima difesa.
Il fatto che la legge intenda come adulterio intrattenere rapporti non solo con una donna maritata, ma anche con una donna nubile o con una concubina, dimostra che il reato non lede l'interesse del marito alla fedeltà della sposa, ma l'interesse del gruppo familiare, dell'oìkos, che può essere inquinato dall'introduzione di figli bastardi. La soppressione dell'adultero è quindi una atto di legittima difesa, esercitato dal capo dell'oìkos a tutela di un bene di sua proprietà, non diverso da quello del padrone di casa che uccide il ladro sorpreso a rubare.
Questo spiega perché fare violenza a una donna fosse considerato un reato meno grave che sedurla: l'atto di violenza, ratto o stupro che fosse, si configurava dal punto di vista della parte lesa come una offesa che non implicava il consenso della donna e quindi non le alienava la fiducia del marito. Malgrado il rigore delle leggi non era raro che anche le donne ingannassero i loro mariti: l'orazione di Lisia Per Eufileto racconta con abbondanza di particolari piccanti come la moglie di Eufileto conobbe durante un funerale il seduttore Eratostene, che riuscì poi a raggiungere la donna grazie all'aiuto di una ancella e a goderne l'affetto finche, tradito da una amante gelosa che aveva lasciato, fu sorpreso dal marito in flagranza di reato e ucciso.

Repressione e inibizione
Da quanto si è detto parrebbe di dover concludere che l'uomo greco godesse della più ampia libertà sessuale. In realtà, il primo contrassegno di inibizione sessuale si incontra a livello linguistico: a partire da Omero, che pure, secondo gli statuti enciclopedici dell'epica, descrive meticolosamente ogni attività quotidiana, l'attività sessuale non trova descrizioni adeguate. Anche l'età classica si esprime all'insegna dell'eufemismo: "andare con qualcuno" è, come per noi, una perifrasi che indica il rapporto intimo; "sappiamo che cosa" è un modo per indicare gli organi genitali.
Si potrebbe pensare che il tabù linguistico dipenda dall'eleganza letteraria, ma l'atteggiamento dei filosofi esprime disprezzo per il sesso: soprattutto il cinismo, nella sua spasmodica ricerca dell'autosufficienza, vedeva nella masturbazione il modo più semplice per soddisfare il desiderio fisiologico. Socrate paragonava il desiderio di Crizia per Eutidemo al bisogno che prova un maiale setoloso di calmare il prurito sfregando il dorso contro una pietra. La castità era praticata sia per vincoli di ordine religioso sia per necessità inerenti alle pratiche guerriere, che rappresentano la più prestigiosa attività dell'uomo greco. In questo senso, l'autodisciplina del sesso, era assimilata alla capacità di sopportare la fame, la sete, il sonno, e rientrava tra le forme di privazione che venivano incoraggiate presso i giovani per temprare la resistenza fisica dei futuri soldati.

La sessualità
Un'idea precisa sul sesso e la sua concezione nell'antica Grecia lo si può avere della pitture vasali. Vi erano vasi a carattere religioso-devozionale, il più delle volte associati alla fertilità, altri erano a carattere apotropaico, altri ancora erano sicuramente intesi a stimolare sessualmente. Infine vi erano alcuni vasi di intento umoristico, nei quali l'artista dipingeva le sue fantasie, rappresentando soprattutto creature mitologiche nell'atto di compiere il rapporto sessuale in ogni modo possibile.
Nella prima categoria rientrano vasi che rappresentano il Matrimonio Sacro, ossia rapporti sessuali di uomini e animali; questi vasi venivano offerti a un tempio o a un santuario, con la supplica per la fertilità di una donna, un gregge o un campo. Il Matrimonio Sacro era un rito rurale collegato alla fertilità della terra e associato al culto di Dioniso.
Nella seconda categoria rientrano vasi e sculture che, attraverso la rappresentazione del fallo, erano intesi a scacciare il male: di conseguenza Atene era piena di erme, ossia colonne quadrangolari sormontate dalla testa di Ermes e con un fallo in erezione.
Infine, nell'ultima categoria rientrano vasi con rappresentazioni erotiche intese all'eccitazione sessuale, da non confondere con la pornografia, in quanto venivano usati nei simposi, Questi vasi nella maggior parte rappresentano uomini con donne, mentre sono pochi quelli con temi pederastici. Sono rappresentati tutti i modi e le posizioni possibili del coito: vaginale, anale, il contatto sulle cosce, la fellatio, il cunnilingus, l'onanismo, l'uso di strumenti di piacere, ménage a trois, sessantanove, sadismo, orge, bestialità ecc..
Vi è però una differenziazione tra le rappresentazioni erotiche del VI secolo e quelle del V e IV secolo a.C.; sino a verso la fine del VI secolo, le scene rappresentate, inizialmente su vasi a figure nere e più tardi a figure rosse, includono esclusivamente rapporti vaginali e anali, mentre sono assenti scene di sesso orale e orgiastico. Queste pratiche non erano quindi completamente accettabili. Scene di orge risalenti allo stesso periodo riguardano o Satiri con Satiri o Satiri con Menadi: questo sta a significare che un tale tipo di condotta non era appropriato per gli esseri umani. Più tardi verso la fine del VI secolo, in un periodo in cui i simposi erano diventati un costume radicato, scene di fellatio, cunnilingus e orge cominciano ad apparire per la prima volta sui kylikes, le coppe principali usate in quei banchetti.
Il fatto che questo genere di illustrazioni siano riconducibili ai simposi è deducibili da particolari quali le corone di fiori sul capo degli uomini, i flauti e le nacchere tenuti e suonati dalle etere, triclini ecc.. Questo probabilmente indica che tale condotta era accettata solo nel contesto dei simposi. Il cunnilingus era ritenuta comunque una pratica impropria (come si può dedurre anche da alcuni passi tratti dalle commedie di Aristofane- Pace, 884-5 e Vespe 1180-83-), in quanto era considerato sminuente per un uomo dare piacere a una donna senza trarne a propria volta. Nel caso della fellatio, in cui è la donna a dare piacere, l'uomo di fatto resta passivo, essendo la donna a svolgere la parte attiva, ed essere passivo era inaccettabile per un uomo.
Per bilanciare la passività dell'uomo, l'artista rappresenta sempre le donne inginocchiate, in una posizione di sottomissione, e con i tratti del viso alterati. E' interessante notare come la più diffusa posizione del missionario non si trovi raffigurata da nessuna parte, ma di solito si vedano donne piegate in avanti, inginocchiate, sdraiate sulla schiena con i piedi appoggiati sulle spalle dell'uomo: quest'ultima posizione ha il vantaggio di offrire una buona visuale dei genitali maschili, cosa che era nell'intenzione dell'artista. Le posizioni tradizionali non sono rappresentate in quanto non erano abbastanza esplicite e secondariamente l'artista non voleva rappresentare la donna in stato di sottomissione. Nei visi dei protagonisti è comunque assente un'espressione sentimentale, fatta accezione di una oinokè dove sono rappresentati un giovane uomo e un'etera della stessa età. Per qual che riguarda il coito anale, pare fosse socialmente accettabile, in quanto non risultano testi o illustrazioni di condanna.
Non vi era nessuna legge contro la bestialità, probabilmente per il fatto che non era praticata dai Greci: le sole scene del genere o erano associate a soggetti mitologici o riguardavano Satiri e Menadi. Tuttavia esisteva una legge contro lo stupro per proteggere le donne e i bambini, sia nati liberi sia schiavi. La pena consisteva in un'ammenda e il colpevole doveva pagarla due volte: una alla vittima e una allo stato. Lo stupro era un serio atto criminale e quindi l'ammenda doveva essere alta in proporzione: secondo una legge emanata da Solone, il violentatore doveva pagare cento dracme (Plutarco, Solone).

La prostituzione
Si può speculare che la prostituzione sia sempre stata praticata in Grecia sotto varie forme. Agli inizi del VI secolo a.C. finì il periodo della prostituzione incontrollata, quando il legislatore Solone istituì i primi bordelli di Atene, per facilitare gli adolescenti intraprendenti e evitare che commettessero adulterio con donne rispettabili. Si dice che Solone, con il denaro incassato da queste prime case chiuse, fece costruire il tempio dedicato ad Afrodite Pandemo, la dea patrona dell'amore a pagamento (Ataneo, 13, 569d).
In greco la parola prostituta é pòrne, e deriva del verbo pérnemi (vendere), ossia colei che é in vendita. Inizialmente la parola descriveva soltanto la professione e non aveva il significato dispregiativo che assunse successivamente. Le prostitute erano schiave o ex schiave liberate, ma potava trattarsi anche di meteci, ossia libere, ma straniere immigrate, o bambine abbandonate, oppure donne ateniesi cadute in rovina. Ad Atene, indurre una donna alla prostituzione era assolutamente proibito e punito da una legge istituita da Solone. Sappiamo da Plutarco che: "Se qualcuno funge da lenone, la pena é un'ammenda di venti dracme, a meno che non si tratti di quelle donne che manifestamente si danno a quanti le paghino. E comunque, nessuno deve vendere le proprie figlie o sorelle, a meno che non abbia sorpreso una ragazza non sposata a concedersi a un uomo" (Solone, 23). I lenoni erano uomini o donne delle più basse condizioni sociali che sfruttavano una o più prostitute; il lenocinio, se denunciato e provato, poteva risultare anche nella pena di morte del IV secolo a.C.: "La legge sancisce che i lenoni, donne o uomini, debbano essere denunciati, e quelli tra loro trovati colpevoli, essere condannati a morte" (Eschine).
Le prostitute entravano in varie categorie, a seconda dei luoghi che frequentavano e dove esercitavano le professione: perciò, c'erano le chamaitypaì, la categoria più antica, così chiamate perché lavoravano all'aperto, sdraiate; le perepatétikes (passeggiatrici), che trovavano i clienti passeggiando e poi li portavano nelle loro case; le gephyrides, che lavoravano nelle vicinanze dei ponti; altre ancora frequentavano i bagni pubblici e infine c'erano quelle che lavoravano negli oikìskoi (piccole case, bordelli).
Poco a poco il numero dei postiboli aumentò e a quanto ci dice Ateneo, nessuna città aveva tante prostitute quanto Atene, fatta eccezione di Corinto, dove veniva praticata la Prostituzione Sacra. La tariffa per una visita a un postibolo nel V secolo era di solito di un obole (sei oboles corrispondevano a una dracma), come ci informa lo storico Ateneo (13, 568-9), ma le ragazze potevano essere pagate anche in natura. Il costo corrispondeva al guadagno giornaliero di un operaio manuale senza alcuna specializzazione.
Numerose sono le illustrazioni che rappresentano scene dalle case di piacere ma la stragrande maggioranza ritrae l'ammissione di clienti, la trattativa con la donna, il pagamento e molto raramente l'atto sessuale in sé. Probabilmente le uniche illustrazioni di coito in un postibolo, e che si possono certamente identificare con quello, sono su una copertura di uno specchio del IV secolo a.C.. Nella parte interna ed esterna sono raffigurate due coppie che fanno l'amore. Ciò che distingue il luogo dove si svolge l'atto sessuale, sono i letti: entrambi hanno coperte e cuscini; i triclini dei simposi non avevano né l'uno né l'altro.

L'omosessualità
Dai Greci dell'età classica era considerato vergognoso il rapporto omosessuale tra adulti; non destava invece nessuno stupore che un uomo si sentisse sessualmente attratto da un bel ragazzo imberbe e che intrattenesse con lui rapporti erotici. Non si trattava però di una vera e propria omosessualità, nel senso che l'amore omosessuale coesisteva con le pratiche eterosessuali e probabilmente, in qualche misura, anche le influenzava: la pittura vascolare a alcuni epigrammi ellenistici mostrano casi di sodomia eterosessuale. D'altra parte, il ragazzo, una volta adulto prendeva regolarmente moglie e a sua volta amava donne e ragazzi.
Le ragioni di questa sorta di polivalenza sessuale sono da ricercare sia nella segregazione dei sessi nell'adolescenza, che avrà contribuito ad instaurare pratiche destinate a mantenersi in età adulta, sia, soprattutto, nel fatto che il rapporto tra gli uomini era l'unico che prevedesse un partner di pari livello, scelto liberamente e conquistato dopo un regolare corteggiamento: una soluzione all'insegna del disinteresse delle parti, che certo non aveva luogo né con la sposa legittima, frutto di un accordo familiare né con etere e prostitute, che erano per lo più straniere o schiave prezzolate, e forse nemmeno con la concubina, che pure beneficiava di integrazione familiare.
Non mancano gli esempi nella letteratura come nel mito: la poetessa Saffo canta il suo amore per le ragazze del circolo del tiaso, il lirico Teognide dedica interi componimenti alla formazione morale del suo giovane amante Cirno, Zeus per avere il bel Ganimede sempre accanto a lui lo porta sull'Olimpo donandogli l'immortalità. L'amore omosessuale é stato dunque uno spunto fondamentale per la produzione letteraria dall'epoca arcaica all'età classica e assumeva un ruolo basilare e quasi istituzionale nella formazione intellettuale dei giovani preparandoli ad affrontare i diversi aspetti della vita da adulti.

L'omosessualità maschile
E' opinione comune che nella Grecia antica l'omosessualità, da intendersi come rapporto tra due soggetti adulti dello stesso sesso, fosse una pratica diffusa. In realtà, la relazione sessuale tra due adulti non era ammessa, e non si trattava di semplici legami sessuali, ma di relazioni pederastiche. In epoca classica, quando la filosofia, la poesia, la musica e l'atletica sono in continua evoluzione, gli uomini diventano sempre più raffinati, sia fisicamente sia mentalmente, mentre le donne rimangono escluse da tutto questo. Il risultato fu che gli uomini non avevano argomenti di discussioni con le proprie mogli, le quali, essendo sempre confinate all'interno delle mura domestiche, non potevano sviluppare alcun interesse spirituale o avere cura del proprio corpo, in quanto non avevano accesso all'atletica. Perciò i Greci, che erano sempre stati amanti della bellezza, non ebbero altra scelta che rivolgersi all'armonia del corpo maschile, ben allenato, ed al suo colto spirito. Le due cose andavano insieme, come attesta la massima: "sano nel corpo, sano nella mente". Il corpo veniva allenato nelle palestre, e la mente nelle scuole, che fornivano una preparazione culturale rudimentale, come insegnare a leggere ed a scrivere, l'aritmetica e la musica. Al giovane mancava dunque l'insegnamento dei meccanismi della vita sociale, le funzioni dello stato, la virtù, il senso morale, ma anche una preparazione alle insidie e ai pericoli della vita.

L'omosessualità femminile e il circolo di Saffo
L'omosessualità femminile nell'antica Grecia aveva una funzione pedagogica analoga a quella maschile e rappresentava per l'adolescente una fase di passaggio dall'età infantile al mondo degli adulti, durante la quale la giovane veniva educata e preparata al matrimonio e ad una delle funzioni essenziali per i greci: la procreazione.
Intorno al VII sec. a.C. in Grecia fiorirono delle comunità femminili nelle quali le relazioni omoerotiche avevano il valore di rito d'iniziazione sessuale analogo a quello della pederastia. Di rilevante importanza fu il circolo di Saffo, che rappresenta il principale modello di questa pseudo-omosessualità. L'attività della poetessa a Mitilene assolveva una ben precisa funzione sociale: Saffo educava fanciulle nobili nella ristretta cerchia del tìaso, una sorta di associazione femminile in cui le ragazze entravano a farne parte prima del matrimonio e dove trascorrevano un periodo d'istruzione e preparazione alle nozze; poi, una volta sposate, si separavano dal gruppo.
L'esperienza amorosa
L'aspetto predominante della poesia di Saffo é l'amore per le ragazze della sua cerchia, che aveva un ruolo fondamentale nel processo educativo delle adolescenti e rappresentava la preparazione alla sessualità della fase adulta. L'amore che Saffo provava verso le ragazze era un sentimento sincero, totalizzante e appassionato, che é strettamente legato al culto di Afrodite, come appare nell'Ode ad Afrodite, che apre il primo libro dell'opera di Saffo e costituisce un'accorata invocazione alla dea perché venga in aiuto della poetessa che soffre per un amore non ricambiato.
Di rilevante importanza sono la concezione dell'amore come una forza di origine divina, che trascende la volontà dei mortali e alla quale non é lecito sottrarsi e lo svilupparsi di quest'ode sotto forma di preghiera. Riversando un'esperienza personale in un'ode che veniva cantata tra le fanciulle del tìaso riunite davanti alla statua della dea, Saffo trasforma l'esperienza individuale in collettiva e il suo intento é paradigmatico in quanto attraverso le parole di Afrodite vuole definire le "regole" dell'amore proponendo dei precisi modelli di comportamento. Saffo in questo modo vuole sanzionare il proprio ruolo e la sacralità dei rapporti che stabiliva con le ragazze della comunità.
La poetessa concepisce l'eros come una forza molto possente, un'esperienza psicologica sconvolgente, dolorosa e capace di porre una persona in conflitto con se stessa; Saffo presenta molteplici immagini efficaci per esprimere l'effetto dell'amore sulla persona che ne fa esperienza, come nel frammento 47 Voigt, nel quale viene espressa l'idea dell'eros come una pulsione che investe l'anima dall'esterno: "Squassa Eros l'animo mio, come il vento sui monti che investe le querce." (trad. F. Sisti). Talvolta designa eros come una mescolanza di piacere e tormento, in quanto é in grado di recare gioia e serenità.
La dimensione della memoria assume un'importanza tutta speciale nella poesia saffica riveste la tematica della memoria. Ciò é spiegato dal fatto che l'esperienza di una ragazza nel tìaso era temporanea, destinata a concludersi col ritorno alla casa paterna o con il matrimonio: per questo si spiega l'esigenza di trovare, proprio nel ricordo, una forma di continuità capace di annullare in qualche modo gli effetti dell'inevitabile separazione.

Le divinità - Eros e Afrodite
Eros e Afrodite possono essere utilizzati in modo intercambiabile in rapporto alla sessualità, al desiderio sessuale e al piacere, sia singolarmente che in coppia. Tuttavia Eros si riferisce più specificatamente all'istinto del desiderio amoroso, mentre Afrodite é implicata nell'intero campo di azioni comprese tra l'esercizio del fascino sessuale e la concreta nascita dell'atto sessuale.
Alcuni sostengono che Eros, uscito dall'uovo cosmico, fu il primo degli dei, poiché senza di lui nessuna delle altre divinità sarebbe potuta nascere. Così si sostiene che fosse coevo della Madre Terra e del Tartaro, e si nega che egli potesse avere un padre e una madre. Una altra tradizione dice che egli nacque da Afrodite e da Ermete o da Ares o da Zeus stesso. Eros era un fanciullo ribelle, che non rispettava né la condizione né l'età altrui, ma svolazzava con le sue ali d'oro scoccando frecce a caso e infiammando i cuori con i suoi temibili dardi.
Come la cultura greca ribadisce più volte, Eros é un'emozione, una immagine, una figura, una idea, una forza sovrannaturale che ha effetto sia sul corpo sia sulla mente: obnubila l'intelletto, causa il rilassamento delle membra (Saffo); nessuno é immune dall'influsso erotico, né animali né uomini, né mortali né immortali, e il suo impero, al pari di quello di Afrodite, si esercita sul cosmo intero: terra, mare, cielo, ed é la celebrazione della vita istintuale intera quale commistione di piaceri e pericoli. Eros era venerato come dio del desiderio e in quanto tale vi erano una serie di culti a lui dedicati.
Molti templi gli furono consacrati, per lui si svolgevano feste con agoni musicali e ginnici e concorsi dedicati alle Muse. Anche le etere svolgevano un ruolo importante nella celebrazione del dio, infatti nel santuario di Afrodite a Corinto si era immessa la pratica concreta dell'amore nella sfera religiosa e questo costume dissocia la prostituzione dal rapporto commerciale e innalza l'unione sessuale ad atto di culto. Il culto di Eros si trova anche nel cuore di Atene: non solo vi era un altare di Eros all'entrata dell'Accademia, ma anche il santuario dedicato ad Afrodite ed Eros, situato alle pendici settentrionali dell'acropoli.
Afrodite emerse nuda dalla spuma delle onde del mare fecondata dai genitali di Urano, che Crono aveva gettato in mare per impossessarsi del potere. Inoltre sembrerebbe essere la stessa dea dall'immenso potere che nacque dal Caos e danzò sul mare, la dea insomma che era venerata in Siria e in Palestina come Ishtar. Il centro più famoso del suo culto era Pafo dove, tra le rovine di un grandioso tempio romano, si vede ancora la bianca primitiva immagine aniconica della dea. La dea fondava il suo potere non solo sulla incredibile bellezza e sul fascino, ma era anche stata dotata da Zeus, padre adottivo, di una cintura magica che la rendeva irresistibile per gli occhi di chiunque, dei e mortali. Non c'é da stupirsi dunque se veniva ritenuta la più potente di tutti gli immortali, proprio perché il suo potere era il più divino, al quale tutti dovevano soggiacere e al quale nessuno poteva opporre resistenza. Gli Elleni cercarono anche di svilire la Grande Dea del Mediterraneo, che per molto tempo aveva avuto il potere supremo a Corinto, Sparta, Tespie e Atene, condannando le sue solenni orge sessuali come se fossero sregolatezze adulterine.

L'amore nell'epica
Spesso nella produzione epica arcaica, della quale i primi esempi possono essere considerati i poemi omerici, il motore delle vicende che agisce indistintamente su mortali e dei é il sentimento amoroso, manifesto in tutte le sue forme, e concepito dalla mentalità eroica come un impulso incontrastabile che muove l'uomo contro la razionalità della morale comune. Questa convenzione avrà fortuna anche in età classica e influenzerà la produzione letteraria successiva. E le vicende narrate da Omero e da altri epici Apollodoro ricalcano schemi provenienti dalla mentalità micenea, giunta a loro tramite l'instancabile opera degli aedi che componevano e tramandavano versi ispirati ad avvenimenti reali, come appunto la guerra di Troia.

venerdì 3 gennaio 2014

ognuno il suo bouquet come scegliere e cosa scegliere

Il Bouquet - fiori e loro significati
Il bouquet della sposa, sapete davvero il significato dei fiori che state per scegliere? Ecco, uno ad uno, i bouquet, dai più classici ai più trendy
  • Il bouquet di rose: Forse il fiore più popolare per il matrimonio. Le rose, di fatto, simboleggiano proprio l'amore felice, pertanto non vi potrebbe essere nulla, a livello di significato, di più adatto. Classico, si ma anche molto chic se scegliete le rose sontuose e vellutate. Moderno e alternativo il bouquet piccolo, rotondo, di soli boccioli carnosi. In particolare, a seconda del colore scelto, può assumere altri significati:
            • LA ROSA BIANCA: purezza e candore
            • LA ROSA ROSA: affetto, tenerezza, comprensione
            • LA ROSA ROSSA: amore passionale
            • LA ROSA GIALLA: gelosia.



  • Il bouquet di orchidee: L'orchidea è un bellissimo fiore, esotico, molto ricercato e soluzione moderna per la realizzazione di splendidi bouquet a cascata. Disponibile in molte varietà e colori, tinte unita ma anche colorazioni screziate sfumate di grande effetto. Nel linguaggio dei fiori significa bellezza, raffinatezza ma, anche "grazie per esserti concessa". Questo il motivo per cui, nell'Inghilterra in epoca Vittoriana, era vietato pronunciarne il nome (il fatto deriva dalla somiglianza dei tuberi, tondi e appaiati, con i genitali maschili)




  • Il bouquet di calle: La Calla è un fiore tropicale, molto resistente e adattissimo per la composizione di bouquet, sopratutto a fascio, per il suo lungo stelo. Simbolo della bellezza sontuosa è presente in diversi colori, anche se classicamente viene utilizzata nella versione bianca.Il galateo consente l'utilizzo del bouquet di calle bianche solo in occasione del matrimonio, poichè anche simbolo di purezza e di sentimento sincero.



  • Il bouquet di garofani: Il significato di questi splendidi fiori, disponibili in tinta unita o in bellissime varietà screziate, è dolcezza, amicizia e fedeltà. Adattissimo per bouquet rotondi, anche abbinato con piccole roselline.Il colore, nel linguaggio dei fiori, ne determina diverse accezioni:
              • GAROFANO BIANCO: fedeltà eterna
              • GAROFANO GIALLO: incertezza di sentimenti
              • GAROFANO ROSA: affetto, tenerezza
              • GAROFANO ROSSO: amore passionale



  • Il bouquet di anemoni:  L'anemone simboleggia l'aspettativa, il rimpianto. Si narra, in mitologia, che Marte, per gelosia uccise l'amante di Venere, la quale, disperata, lo fece rivivere sotto la forma, per l'appunto, di uno splendido anemone. E' un fiore molto delicato, senza profumo, ma con bellissimi colori.






  • Il bouquet di girasoli: Adattissimo per matrimoni rurali, i girasole è di grande effetto. Il suo significato, però è "falsità" proprio perchè questo fiore, girandosi costantemente solo dalla parte ove batte il sole, rappresenta la tendenza a volgersi sempre dalla "parte giusta" in funzione a ciò che viene offerto. Nonostante ciò è un fiore di tendenza per il matrimonio.




  • Il bouquet di tulipani : Nobile e bellissimo fiore, il tulipano simboleggia amore e passione. L'origine del significato risale ad un mito persiano che narra di un triangolo amoroso tra il sovrano Corsoe, la moglie Shirin e il capomastro Farhad. Quest'ultimo si uccise dopo aver appreso la falsa notizia della morte dell'amante.Da ogni sua goccia di sangue caduta a terra nacque un bellissimo tulipano.




  • Il bouquet di papaveri: Il papavero è un fiore molto delicato ma di grande effetto sopratutto se abbinato, nel bouquet, con girasoli e altri fiori di campo. Simboleggia lentezza, oblio, ma anche fedeltà, poichè, nell'antichità era usanza coglierne un petalo, depositarlo sulla mano e colpirlo con un pugno. Se si udiva un suono di schiocco, significava che l'amato/amata era infedele.




  • Il bouquet di iris:  L'iris è un fiore ricorrente nella simbologia antica ed è stato più volte scelto come simbolo araldico, a partire dalla Francia, Giappone e Italia, come stemma della stessa Firenze. Il suo significato, oltre che di fede e giustizia è anche quello di "lieta novella", poichè, secondo la mitologia greca, Iride, la messaggera greca, si serviva dell'arcobaleno per le comunicazioni tra gli dei dell'olimpo e la terra . Di fatto l'iris, seppur siano la blu e la bianca le colorazioni più note, è presente in tutte le sfumature dell'arcobaleno.



  • Il bouquet di margherite: Nel linguaggio dei fiori ha molteplici significati sempre positivi e collegati al concetto di verità: in antichità quando veniva regalato era un omaggio alle molteplici virtù della persona destinataria. Se omaggiato in pubblico equivaleva a consegnare un segreto nelle mani di chi lo avrebbe gelosamente custodito e protetto. Simbolo anche di purezza, innocenza poichè le giovani sono sempre state solite raccogliere margherite dai campi per adornarsi i capelli con esse.




  • Il bouquet di gardenie: la gardenia esprime gioia purezza e sincerità. E' un fiore poco comune per la composizione di bouquet da sposa ma a torto. La sua bellezza  permette composizioni molto originali e di grande effetto, anche in bouquet misti.





  • Il bouquet di ortensie: Fiore tipicamente "da giardino" è ora alla ribalta poichè considerato molto trendy. Di grande impatto grazie alle diverse colorazioni e forme dei petali dei piccoli fiorellini uniti "a grappolo". La pianta ha origini Giapponesi e significa freddezza, solitudine. Il bouquet di ortensie può essere successivamente conservato a lungo: questi fiori si seccano mantenendo forma e compattezza, solamente il colore , leggermente, sbiadisce.







  • Il bouquet di peonie: La peonia, grazie ai suoi grandi e carnosi petali e al suo intenso profumo si presta benissimo alla composizione di un bouquet nuziale. In Cina e Giappone è considerata la regina dei fiori, di fatto era permesso solo agli imperatori di coltivarle. Nel linguaggio dei fiori ha assunto il significato di timidezza, per cui , per tradizione si è soliti regalare un mazzo di peonie alla amata restia e sfuggente.
 

mercoledì 18 dicembre 2013

Matrimonio Druidico

 

Tra le Cerimonie che il Conciliabolo organizza quella più richiesta è il Matrimonio Druidico

Per avere un'idea di cosa si parla, basta vedere il film " BRAVEHART" con Mel Gibson, nella scena del Matrimonio notturno clandestino nel bosco tra il protagonista e la bella Murron.

Quell'episodio cinematografico ha ispirato molti appassionati e appassionate a celebrare la loro unione con una cerimonia simile.

L'esperienza del Conciliabolo non è però di derivazione cinematografica, la cerimonia è ereditata dalla tradizione antica.



La Cerimonia:

Chi: Gli Sposi, i testimoni, gli amici e gli intimi, l'Officiante o gli Officianti.

Dove: all'aperto, vicino alla natura, torrente, bosco, lago, mare, montagna...

Quando: preferibilmente in primavera, in luna crescente o piena, al tramonto o dopo il tramonto,
Il Conciliabolo non effettua Matrimoni durante le rievocazioni, ma in momenti dedicati

Perchè : per consacrare il proprio amore con quello della persona amata

Come: La cerimonia ha una sua Ritualità complessa con una Coreografia molto ricca, intesa nel senso più " alto" e sacro del termine.

I valori espressi sono caratteristici di quella che era e che è in rimersione la cultura Celtica:
Completa parità tra Uomo e Donna
Rapporto basato sull'intesa, sul rispetto, sull'amore, ma NON sul possesso
Una dichiarazione di intenti comune in una Vita a Due
Una naturale rispetto alle peculiarità dei due sessi , Uomo/Padre - Donna/Madre
Una sintonizzazione delle anime degli sposi, in una sola grande ANIMA

Nota caratteristica: ogni partecipante alla cerimonia ha una sua parte concreta da recitare.

Gli Sposi recitano " La Promessa d'amore del Sole alla Luna" così toccante da non concludersi quasi mai senza lacrime di commozione.

Anche i testimoni , il migliore amico di Lui per Lei, La migliore amica di Lei per Lui, hanno una loro parte , come alla fine tutti gli altri presenti in coro, per manifestare la loro presenza e benedizione.

Si evince che questo matrimonio è una consacrazione di un legame animico piuttosto che un semplice accordo uomo/donna, consigliamo perciò di non prenderlo alla leggera.

Proprio per questo, per poterlo effettuare è opportuno che vi sia la certezza che dopo la Cerimonia gli Sposi vivano assieme.

Allo stesso modo è bene essere certi di essere veramente innamorati, onde evitare di celebrare un matrimonio antico, solenne e sacro, con leggerezza.

Note:
Il matrimonio non ha valore Civile/legale, ma la cerimonia può avere associata al matrimonio Civile, celebrato dallo stesso officiante, su delega del Sindaco.

La cerimonia può essere accompagnata da strumenti e canti tradizionali

In un aspetto il matrimonio Druidico somiglia ai matrimoni di tutto il pianeta... il Pranzo Nuziale
E' consigliabile considerare il rito una "partenza" e per questo benedirlo con un banchetto con i cari allo scopo di celebrare l'abbondanza futura.


Nell'antichità tra i nord europei era contemplato il divorzio.
E' consigliabile in caso di separazione affettiva e interruzione del rapporto di convivenza, se sposati Druidicamente, con un gesto di maturità personale sciogliere il matrimonio con il rito di separazione.

Il Conciliabolo dispone anche delle locazioni adatte alla celebrazione

La cerimonia è accessibile a coppie omosessuali.

martedì 17 dicembre 2013

Matrimonio Unione Elfica

Matrimonio rito di unione Elfica

4 -> Punti Cardinali
4 -> Uomini
4 -> Donne

Ed ecco il testo, in maniera che possiate capire il tutto!


Citazione

Questa è una cerimonia abbastanza complessa che prevede la partecipazione di due sacerdoti, un Druido e una Druidessa.
In questa cerimonia i partecipanti formano sia un cerchio e un cerchio aperto, a forma di ferro di cavallo. Ci si dispone intorno ad un cerchio di pietre. Alcuni invitati stanno intorno al circolo con gli sposi, gli altri formano il  ferro di cavallo accanto. Oppure si crea un cerchio di pietre grande abbastanza per fare stare tutti gli invitati.  Quando tutti si sono disposti possono entrare il Druido e la Druidessa. Il Cerchio è stato creato dal Druido e benedetto e consacrato dalla Druidessa. I druidi dicono “Benvenuti!!” e tutti rispondono “Benvenuti!!”.  Allora il Druido e la Druidessa dicono“Oh Dea noi ti chiediamo la benedizione per questa nostra cerimonzaia” Viene quindi aperto il Cancello per i Quattro punti cardinali.
Druido: Che le Quattro direzioni siano onorate e il potere e lo splendore possano entrare nel nostro cerchio per il bene di tutti.
NORD: con la benedizione del grande Orso del Cielo Stellato e della Terra Profonda e Fruttifera, chiamiamo a noi I poteri del Nord.
SUD: con la benedizione del grande Cervo nel calore dell’inseguimento e del Fuoco Interno del Sole,  chiamiamo a noi I poteri del Sud.
OVEST: con la benedizione del Salmone della Saggezza che dwells nelle Acque Sacre, chiamiamo a noi I poteri dell’Ovest.
EST: con la benedizione del Falco che si innalza nella pura e chiara aria, chiamiamo a noi I poteri dell’Est.
Druidessa: possa l’armonia del Cerchio essere completa.
Druido: noi stiamo su questa Santa Terra e di fronte al Cielo a testimoniare il Sacro Rito del Matrimonio tra  SPOSO e SPOSA. Come noi veniamo insieme come una famiglia e come amici così noi chiediamo al più Grande Potere di essere presente qui nel nostro Cerchio. Possa questa Sacra Unione essere riempita da una Sacra Presenza. Dal potere che mi investe io invoco li Dio dell’Amore, o Aengus mac Og; a essere presente in questo Sacro Luogo. In nome dell’Amore io lo chiamo.
Druidessa: per il potere che mi investe io invoco la Dea della Luminosa Fiamma , Brigid,a essere presente  in questo Sacro Luogo. In nome della Pace io la chiamo.
Druido: in nome degli Antenati queste Tradizioni noi onoriamo
Druidessa: in nome di quelli che ci hanno dato la Vita
Entrambi: possiamo noi unire tutti nell’Amore.
Druidessa: L’unione di un Uomo e di una Donna nel sacro Rito del Matrimonio  porta a unirsi grandi forze da cui può scorrere il seme delle future generazioni per essere consolidato con il Tempo. In cui ogni Natura Maschile trova il Femminile e ogni Natura Femminile trova il Maschile. L’intrecciarsi di forze maschili e femminili, quando queste forze scorrono liberamente in una unione basata sul vero Amore, trova molte espressioni. Questa unione è veramente Sacra.
 

Druido: La Dea al Dio,
Partecipante Donne 1: il Dio alla Dea,
Partecipante Uomo 1: La sacerdotessa al sacerdote,
Partecipanti Donne 2: il sacerdote alla sacerdotessa,
Partecipante Uomo 2: donna all’uomo,
Partecipante Donne 3: uomo alla donna,
Partecipante Uomo 3: madre al figlio,
Partecipante Donne 4: figlio alla madre,
Partecipante Uomo 4: figlia al padre,
Partecipante Donne 5: padre alla figlia,
Partecipante Uomo 5, sorella al fratello.
Druidessa: fratello alla sorella.
Druido: Noi camminiamo sul Sentiero della Luna per stare vicino al Cielo e dichiarare il suo Sacro Voto?  (la SPOSA fa un passo avanti) Vuoi tu SPOSA venire in questo luogo liberamente?
SPOSA: lo voglio
Druidessa: noi camminiamo sul sentiero del Sole su questa Sacra Terra e dichiariamo il suo sacro Voto? (SPOSO fa un passo in avanti). Vuoi tu SPOSO venire in questo luogo liberamente?
SPOSO: lo voglio. (Entrambi camminano sui sentieri del Sole e della Luna , in senso orario e antiorario intorno al cerchio, e tornano ad Est).
Druido: SPOSO e  SPOSA avete camminato nel Cerchio del Sole e della Luna, volete ora camminare insieme nel Cerchio del Tempo, attraversando gli Elementi e le Stagioni?
SPOSA e  SPOSO: Noi lo faremo. (Camminano mano nella mano  verso Sud).
SUD: il vostro amore sopravviverà ai duri fuochi del cambiamento?
SPOSA e  SPOSO: Sopravviverà.
SUD:Allora accettate la Benedizione dell’Elemento del Fuoco nella posizione dell’Estate. Possa la vostra casa essere riempita di calore. (Camminano insieme verso Ovest).
OVEST: il vostro amora sopravviverà al fluire e rifluire del sentimento?
SPOSA e  SPOSO: Sopravviverà.
OVEST: Allora accetate la Benedizione dell’Elemento dell’Acqua nella posizione dell’ Autunno. Possa la vostra vita insieme essere riempita di amore.(Camminano insieme verso Nord).
NORD: il vostro amore sopravviverà ai tempi fermi e alle restrizioni?
SPOSA e SPOSO: Sopravviverà.
NORD: allora accettate la Benedizione dell’Elemento della Terra nella posizione dell’Inverno. Possa la vostra unione essere forte e fruttuosa. (Camminano insieme verso Est)
EST: Sopravviverà il vostro amore alla chiara luce del Giorno?
SPOSA e SPOSO: Sopravviverà.
EST: Allora accettate la Benedizione dell’Elemento dell’Aria nella posizione della Primavera. Possa il vostro matrimonio essere benedetto dalla Luce di ogni nuova Alba.
Druidessa: Tutte le cose in natura sono circolari – la notte diventa il giorno, il giorno diventa la notte e la notte diventa il giorno di nuovo. La luna sorge e cala  e sorge ancora. Primavera, Estate, Autunno, Inverno e di nuovo torna la Primavera. Queste cose sono parte dei Grandi Misteri. SPOSO e SPOSA, portate voi I simboli di questi Grandi Misteri della Vita?
SPOSA e SPOSO: li portiamo.
Druido: allora prima di tutti I presenti, lo SPOSO e la SPOSA ripetano queste parole.
SPOSA: (di fronte lo SPOSO e dandogli l’anello) Accetta in libertà questo cerchio d’oro come una prova del mio amore. Con questo io prometto il mio amore, la mia forza e la  mia amicizia. Io porto la gioia ora e per sempre. Io giuro sopra questa Terra Sacra che attraverso te onorerò tutti gli uomini.
SPOSO: (di fronte la SPOSA e dandogli l’anello). Accetta in libertà questo cerchio d’oro come un pegno dei miei voti. Con esso io prometto il mio amore, la mia forza e la mia amicizia. Io porto la gioia ora e per sempre.  Io giuro di fronte al Cielo che attraverso te onorerò tutte le donne.
SPOSA: In nome di Brigid io ti porto il calore del mio cuore. (alla SPOSA  è stata passata una candela accesa da sua madre o da una partecipante donna)
SPOSO: In nome di Aengus mac Og io ti porto la luce del mio amore ( allo SPOSO è passata una candela accesa da suo padre o un partecipante uomo)
Accendono insieme una candela che può anche essere conservata per essere accesa ad ogni anniversario.
TUTTI: Possano il calore e la luce della vostra unione essere benedetti.
Druido: Giurate sulla Spada delle Giustizia che I vostri voti sono sacri?
SPOSA e SPOSO: Noi giuriamo.
Druidessa: Ora suggellate la vostra promessa con un bacio.
Druido: Benevoli Spiriti e Anime degli Antenati , accettate l’unione dei vostri figli. Aiutateli, guidateli, proteggeteli e benedite la loro casa e la nascita di figli dalla loro unione. Possa la loro vita insieme riflettere l’armonia di tutta una vita nella sua unione perfetta. Da questo momento voi camminerete insieme, lungo il Sentiero della Vita; possa la vostra strada essere benedetta. (Gli Sposi camminano insieme intorno al circolo per essere salutati da ciascun partecipante, poi si mettono insieme al centro rivolti verso Ovest).
Druido: E’ l’ora di richiamare. Come il fuoco morente deve essere riacceso nei vostri cuori, possano le vostre memorie trattenere ciò che gli occhi e le orecchie hanno acquisito.
Druidessa: Noi ringraziamo i Poteri dell’Amore e della Pace per la loro presenza in questo Luogo Sacro. Lasciamo in offerta le parole che uniscono tutti i Druidi:
Concedete, O Dea e Dio, la vostra Protezione
E nella Protezione, la Forza
E nella Forza, la Comprensione
E nella Comprensione, la Conoscenza
E nella Conoscenza, la Conoscenza della Giustizia
E nella Conoscenza della Giustizia, l’Amore per essa
E nell’Amore per essa, l’Amore per tutte le Creature
E nell’Amore per tutte le Creature, l’Amore per la Dea e tutti gli Dei
Druido: Siano gli spiriti dei Quattro Elementi ringraziati per le loro benedizioni.
EST: in nome del falco dell’alba e dell’elemento aria, noi ringraziamo I poteri dell’Est.
OVEST: in nome del salmone della saggezza e dell’elemento dell’acqua noi ringraziamo I poteri dell’Ovest.
SUD: in nome del grande cervo e dell’elemento del fuoco, noi ringraziamo i poteri del Sud.
NORD: in nome del grande orso del cielo stellato e dell’elemento della terra, noi ringraziamo i poteri del Nord.
Druido: Possa la benedizione dell’Uno non creato, di sua Figlia, di suo Figlio, del Mondo Creato e dello Spirito che è Ispirato , essere sempre con noi. Possa il mondo essere riempito dalla Armonia e dalla Pace.
Druidessa: Diamo ora forma ai Tre Cerchi della Esistenza. ( la coppia sposata  tenendosi per mano, forma il cerchio centrale. I partecipanti nel cerchio esterno e quelli a ferro di cavallo, tenendosi per mano formano gli altri due cerchi)
Tutti: Noi  giuriamo di stare in pace e amore
Cuore al cuore, mano nella mano
fermati O Spirito e ascoltaci
Confermando questo nostro Sacro Voto.
Druido: questo Sacro Rito del Matrimonio finisce in pace, come in pace è iniziato. Dacci pace duratura e amore nei nostri cuori finchè non ci riuniremo di nuovo.
Il druido scioglie il cerchio ed esce con la Druidessa, seguiti dagli sposi. Quindi si sciolgono gli altri cerchi.

lunedì 16 dicembre 2013

Matrimonio Fatato

Rituale di Unione (Matrimonio Fatato)

 

Questo rituale avviene quando una Fata sancisce il connubio con il proprio Compagno, divenendo l’uno parte dell’altra, sotto la protezione della Natura e dei suoi Elementi primordiali.
È una sorta di matrimonio fatato che avviene al cospetto della Pietra Lunare e dei Sette Elementi che governano le Fate. Al centro del Cerchio si troveranno l’officiante, la Fata e il compagno che immortaleranno su di una pergamena le proprie promesse, e si doneranno reciprocamente un oggetto simbolo della propria unione, dopo averlo cosparso di Polvere Fatata.
Il rito è il primo che vede l’utilizzo dell’Idromele: la Fata e il compagno bevendo dallo stesso calice, sanciranno la loro unione.
Il tutto avviene al cospetto della Pietra Lunare e può essere seguito da danze, chiacchiere o banchetti animati dalle Fate stesse o da altri incaricati.


Il rituale è riconosciuto dalla Corte del Drago come rito d’Unione: a un qualsiasi cittadino è lecito ottenere una certificazione ufficiale di matrimonio tramite esso.
Luogo del Rito.
Albero della Camarilla o Bosco dei Sussurri

Preparazione del Rito.
Nel Bosco dei Sussurri: Gli invitati si radunano dinnanzi alla grossa quercia secolare disposta verso oriente, alta e maestosa, dove il tronco, circondato da una numerosa famiglia di funghetti, si biforca in due corposi rami.
Nell’Albero della Camarilla: Gli invitati si radunano dinnanzi all’Albero della Camarilla. Il tronco è maestoso e le radici, ben piantate, si rendono visibili creando un movimento nel terreno simile ad onde marine.

Ai piedi dell’albero, si dispone un piccolo banchetto di legno di pino ornato con una candida tovaglietta di canapa; ivi si adagia un morbido cuscino di raso con la Pietra Lunare e due fogli di pergamena con penna e calamaio.
Accanto si dispongono dei piccoli oggetti che simboleggiano la famiglia della Fata che si accinge a celebrare il rito. Dinnanzi all’altarolo un arco di fiori, sotto il quale si recherà la coppia che deve essere unita. La Fata Officiante si dispone dietro al tavolino di fronte ai due Consorti.
Tutte le Fate che assistono alla cerimonia si dispongono in cerchio intorno a loro e si tengono per mano.

Come avviene il Rito.
Fata officiante:
«Jeser }{ Siamo qui riuniti nel nome della Grande Madre, per chiedere la sua benedizione su questa coppia che si accinge a promettere amore totale e duraturo. Il Suo sguardo benevolo avvolga questa coppia. Le Sue orecchie odano le promesse ed il Suo spirito le custodisca nei tempi. Su quest’altare sono stati posti alcuni oggetti simbolo dell’Elemento Primordiale da cui la Fata stessa ha preso vita e che ora si unirà al suo Consorte (segue la descrizione e il significato degli stessi)»
 
La Fata officiante si avvicina ai due Compagni e prende le loro mani congiunte e le posa sulla Pietra Lunare, posando anche la sua mano su quella degli sposi dicendo:
«La Pietra Lunare che ora sfiorate accolga l’energia del Vostro elemento, e irradi la Luce sui presenti»
 
La Fata officiante poi si rivolge alla sposa, chiedendo di pronunciare le proprie promesse, in base all’inclinazione e alle consuetudini della stessa. E poi lo stesso farà con lo sposo, invitandolo a pronunciare i propri giuramenti e a suggellarli con un dono. Invitano, al termine, a riportare le parole su una pergamena posta sull’altarolo.
Compiute entrambe le promesse la Fata officiante prosegue:
«Queste sono le promesse pronunciate da (nomi e cariche dei due consorti) al cospetto della Luce e del Buio, del Gelo, della Nebbia e del Fuoco, della Terra e dell’Acqua. Un giuramento d’amore di fronte alla Natura, Grande Madre a cui promettete d’ora in avanti di essere compagni uno all’altra.
Compagni quando il sole brillerà alto e farà maturare il grano nei campi.
Compagni quando la tempesta si abbatterà sul raccolto, rovinando le fatiche di mesi.
Se uno dei due lascerà cadere il carico, l’altro lo raccoglierà.
Compagni Uniti nel nome della Natura»
 


La Fata officiante quindi lascia le mani dei Consorti.
«Ora dinnanzi ai presenti tutti, dimostrate il Vostro amore con un bacio che sotto quest’arco di fiori, rappresenterà la vostra unione in un unico corpo»
 
La Fata officiante prende una ciotola di legno contenente alcune componenti scelte dalla Famiglia d’appartenenza della Fata coinvolta nel Rito, e le versa in un calice contenente il Sacro Idromele.
Prendendo con le mani il calice e porgendolo ai due dice:
«Ed ora che siete tutt’uno, bevete il Sacro Idromele dallo stesso calice, segno tangibile del vostro legame al cospetto della Grande Madre che nulla e nessuno potrà mai slegare.
Siate benedetti!»
 
Mentre la Fata officiante pronuncia queste ultime due parole, due Fate scelte dagli sposi si avvicinano, cospargendo il capo e le spalle degli stessi con la Polvere Fatata delle Fate di Feridia come segno di buon augurio.
Infine la Fata officiante prende in mano il Flauto di Giove, e si rivolge a tutte le Fate:
«Per concludere questo Rito d’Unione al cospetto degli Elementi, danziamo tutte insieme, per poter festeggiare quanto la Natura c’ha concesso quest’oggi»
 
(Così segue il cerchio fatato, con la Fata officiante che suona il flauto)



Descrizione degli oggetti simbolo delle varie Famiglie da aggiungere nella preparazione dell’Altare. 
Ruasidhe (Fuoco):
Accanto alla pietra lunare viene posta una piccola candela rossa che simboleggia il fuoco e la forza dell’amore, assieme ad un bastoncino di cannella, conosciuta dalla notte dei tempi per essere una spezia stimolante ed afrodisiaca.

Glasidhe (Terra):
A destra della Pietra Lunare viene posto un sacchettino di raso verde, chiuso da nastri e laccetti decorati da gemme preziose, contenente un pugno di Terra originaria dell’Isola di Feridia, a sinistra un raffinato vassoio in argento, contenente i semi delle più ricercate e particolari piante seminate e fatte crescere con amore nel Giardino Glasidhe.

Mothansidhe (Nebbia):
Sopra all’altarolo viene stesa una seconda stoffa, color lilla ed impreziosita da ricami floreali in tono più scuri. Ai lati della Pietra Lunare vengono poste due ciotole contenenti alcuni piccoli dolci allo zenzero, ricoperti da un sottile strato di zucchero e cannella. Quella di destra è coperta da un telo, su cui è ricamato un uomo che si inchina con deferenza; quella di sinistra da un telo viola su cui è ricamato un serpente in argento, segno di eleganza, impeccabilmente rappresentata delle Mothansidhe.

Buisidhe (Luce):
A destra della Pietra Lunare viene posto un cesto contente pompelmi, arance, ananas e mandarini, frutti che esprimono al meglio il carattere delle Fate della Luce, grazie al loro colore ed al loro sapore acre ma allo stesso tempo dolce. Sull’altare vengono fatti bruciare anche dei bastoncini d’incenso al sandalo.

Siansidhe (Vento):
In direzione della Pietra Lunare viene appeso uno scacciapensieri di madreperla, pronto a suonare al primo refolo di Vento. La Pietra Lunare stessa viene posata su veli sottili e quasi trasparenti, color indaco, morbidi.

Fionsidhe (Gelo):
Accanto alla Pietra Lunare su due cuscinetti di raso color avorio, contornati da piccole roselline bianche, sono poste due ciotole di cristallo, entrambe a forma di mezzaluna, contenenti alcuni diamanti cristallini.

Liathsidhe (Buio):
Poggiato a destra della Pietra Lunare si trova un piccolo stiletto dall’impugnatura ed il pomo di adamantite, e dalla lama in metallo. Alla sinistra, invece, viene posta una semplice chiave di metallo levigata, priva di orpelli superflui.

Gormsidhe (Acqua):
A destra della Pietra Lunare vengono poste tre ampolle: una contenente rugiada del mattino, una seconda contenente gocce di spuma di mare, e l’ultima contenente l’acqua del Laghetto. A sinistra invece vengono disposte alcune pietre lisciate dalla corrente, e due grandi conchiglie aperte da cui si creda si possa sentire la voce del mare.


Descrizione delle componenti da aggiungere al Sacro Idromele come simbolo della famiglia della Fata coinvolta nel Rito.

Ruasidhe (Fuoco):
Al Sacro Idromele viene aggiunta della polvere di cannella afrodisiaca e alcune foglioline di muira puama scelte con cura dalla Famiglia Ruasidhe.

Glasidhe (Terra):
Al Sacro Idromele viene aggiunto un infuso di Erbe (vaniglia in pezzi, fiori d’arancia, angelica e melissa) raccolte e preparate dalle mani esperte delle Fate GlaSidhe.

Mothansidhe (Nebbia):
Al Sacro Idromele viene aggiunta una parte di vino rosso aromatizzato con miele, cannella e chiodi di garofano.

Buisidhe (Luce):
Al Sacro Idromele viene aggiunta una parte di birra, bevanda frizzante e dorata, gradita dalla Famiglia e paradigma delle sue peculiarità.

Siansidhe (Vento):
Al Sacro Idromele viene aggiunta una piccola quantità di acqua, per rendere la bevanda ancora più leggera e morbida al palato.

Fionsidhe (Gelo):
Al Sacro Idromele non viene aggiunto alcun particolare ingrediente, solo qualche cubetto di ghiaccio a ricordare l’Elemento Primordiale della Famiglia.

Liathsidhe (Buio):
Al Sacro Idromele vengono aggiunti alcuni petali di Fiore di Loto, particolarmente apprezzati dalla Famiglia per le sue caratteristiche.

Gormsidhe (Acqua):
Al Sacro Idromele viene aggiunta l’acqua del Laghetto delle GormSidhe per rimarcare il legame con la Famiglia d’origine.


Fonte: CAMARILLA DELLE FATE